I pescatori, le lancette, e le vecchie storie del borgo di Silvi

I pescatori, le lancette, e le vecchie storie del borgo di Silvi

Fino a qualche anno fa, le serate in casa si trascorrevano accanto al camino raccontandosi storie. Era lì che le famiglie tramandavano i vecchi racconti, le favole, le narrazioni, gli aneddoti. 

Questo vogliamo fare oggi anche noi, raggiungendovi dal pc o dallo smartphone, in attesa di poter tornare insieme a affacciarci dallo splendido belvedere di Silvi.

Erano anni in cui il borgo era quasi esclusivamente un borgo di pescatori. Di notte, gli uomini scendevano alla marina e si imbarcavano a bordo delle lancette, delle piccole imbarcazioni a vela, tipiche a Silvi. Ogni stirpe aveva la sua vela, il suo simbolo, che contraddistingueva la sua lancetta da tutte le altre che prendevano il largo. Così, padri e figli si allontanavano verso l’orizzonte, prima ancora che il sole cominciasse a fare capolino illuminando di rosso l’alba.

Al borgo restavano le donne, spesso con il fazzoletto legato in testa, affaccendate nei lavori domestici. Lo sciabordio delle lavandare, il profumo del caffè, l’odore del sugo, il vociare riempivano le vie di Silvi Alta, fino a quando, col sole ormai alto, l’orizzonte non si riempiva di nuovo delle vele delle lancette di ritorno.

Allora correvano verso la loggia, lo spiazzo del belvedere. Da lì, le donne riconoscevano la vela della propria famiglia, e fischiavano e strillavano, ciascuna in modo diverso, per rendersi riconoscibile. Scendevano poi verso la marina, a aiutare gli uomini a lavare le reti, ritirarle, vendere il pescato.

È un’immagine romantica e perduta, di una Silvi di tanti anni fa. 

Ricordi preziosi, come questo, fondano la comunità, la storia degli abitanti del borgo e della marina, la cultura. Queste storie sono la base dell’identità di Silvi e dei silvaroli.

A raccontarle sono gli anziani, testimoni preziosi del passato, che ci ricordano da dove veniamo per capire dove stiamo andando. 

In questi giorni di emergenza in cui i nonni sono più fragili, vogliamo raccontare le loro storie. Perché proteggere loro, vuol dire proteggere la nostra identità. 

Foto di analogicus da Pixabay 

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